I miei figli non vanno a scuola, o meglio, frequentano un percorso alternativo di scuola parentale ed ho il piacere di dare il mio contributo facendo conoscere alla classe la Mindfulness.

Ieri abbiamo parlato di emozioni, cosa sono a cosa servono. Non abbiamo parlato in classe, siamo stati fuori, all’aperto, scalzi e chiaramente liberi di respirare. Ho cominciato la lezione cercando di capire se fossero davvero a conoscenza di quali siano le emozioni che gli uomini sono in grado di sperimentare; con mio stupore le hanno elencate quasi tutte sebbene sia stata fatta un po’ di confusione con i sentimenti quali l’amore. Nonostante tutto sono stati molto bravi. Ho chiesto poi di associare un colore ad ognuna delle sette emozioni riconosciute e, come mi aspettavo, ogni bambino ha corrisposto un colore diverso per ogni emozione.

Abbiamo poi mimato le emozioni, le abbiamo disegnate ed infine abbiamo fatto una breve meditazione, cinque minuti di totale silenzio nel quale ogni bambino, più che meditare ha sognato, immaginato, visualizzato.

Un bambino ha dichiarato di essersi addormentato. I bambini sono davvero fantastici, forse non sanno gestire le emozioni come gli adulti ma spontaneamente sono in grado di farle scorrere via senza attaccarcisi, impedendo così all’emozione, bella o brutta che sia di impossessarsi della loro vita.

Gli adulti no, gli adulti hanno la tendenza a fare proprie le loro emozioni soprattutto se sono emozioni negative come la rabbia ed il disgusto. Noi, gli adulti intendo, col tempo diventiamo le nostre emozioni, sono loro che determinano chi siamo, sono le emozioni permanenti che ci caratterizzano e, ciò che molti non sanno e che, a solite emozioni corrispondono solito pensieri, ai quali corrispondono soliti comportamenti, quindi solite scelte ed infine solite emozioni.

Tutto rimane uguale e tutti continuano a lamentarsi perché non sono in grado di invertire la rotta, di sterzare, di cambiare davvero. Imparate dai bambini oppure fate il percorso di quattro più quattro lezioni.