Fra le domande più frequenti che mi rivolgono i pazienti ve ne è una che è praticamente immancabile.
Ma quello che mi sta proponendo è l’equivalente di una dieta iperproteica?.
Volevo, a tal riguardo, fare un paio di considerazioni.
La prima, forse la più ovvia, è che contare il numero dei nutrienti che assumiamo durante la giornata è un vezzo che appartiene solo alla nostra specie. Nessun animale, vuoi anche per la innegabile incapacità di calcolo, studia un proprio piano alimentare. Semplicemente si limitano a mangiare quando e se hanno fame e, aspetto di non poco conto, se vivono in libertà ed in piena sintonia con l’ambiente si nutrono solo del loro cibo d’elezione.
La carne per i carnivori, i semi per i granivori, l’erba ed i vegetali in generale per gli erbivori. Le malattie croniche e l’obesità non sono contemplate in Natura e su questo aspetto mi sembra che vi siano pochi dubbi a riguardo (per ulteriori approfondimenti su questo argomento consiglio la lettura del mio libro “Dall’alba al tramonto”).
L’uomo, essendo comunque un animale, non dovrebbe fare eccezione, il proprio benessere passa indubbiamente per il cibo che assume ogni giorno. La nostra natura è quella del tipico cacciatore raccoglitore, siamo in poche parole molto simili ai cinghiali ed agli orsi che, volendoli descrivere da un punto di vista del comportamento alimentare, sono dei carnivori frugivori. Bene.
Che significa essere carnivori frugivori? In poche parole che il nostro cibo d’elezione è quello che potrebbe esser portato alla bocca senza che vi sia necessità di modificarne la natura attraverso la tecnologia, sia questa la semplice cottura oppure l’ammollo.
Posso mangiarlo crudo? Ecco la semplice domanda da farsi prima di portare qualcosa alla bocca. Se la risposta è affermativa, il cibo nutre l’organismo, in caso contrario lo infiamma e contribuisce in qualche modo alla fragilità del corpo e, in egual misura, alla fragilità mentale.
“il cibo d’elezione per il sapiens è quello che può essere portato alla bocca senza che vi sia manomissione da parte dell’Uomo, senza cioè che la tecnologia, anche la più semplice come la cottura e l’ammollo, debba rendersi necessaria per rendere il cibo commestibile. Si esclude quindi tutti i cibi introdotti con la rivoluzione agricola, cereali e legumi, si escludono anche i latticini (per motivi diversi ma comunque sempre di natura evoluzionistica), chiaramente tutti i prodotti industriali. Insomma, prima di portare qualcosa alla bocca dovreste chiedervi se quel cibo potreste mangiarlo anche crudo. In caso affermativo potete consumarlo. Semplice no?” (Breve spaccato tratto dal libro “Ma se fosse vero?”)
Tornando alla domanda di partenza, mangiando solo ed esclusivamente il cibo d’elezione per la nostra specie è praticamente impossibile assumere più proteine rispetto a quante ne necessiterebbe il nostro organismo.
Premesso che le proteine sono molecole fondamentali per la vita, premesso che se anche ne assumessimo troppe, un organismo in salute, non subirebbe alcun danno significativo, va specificato che le proteine animali, quelle d’elezione per la nostra specie, si accompagnano sempre con i grassi e questa combinazione, proteine/grassi, è la combinazione perfetta per stimolare in modo adeguato il fisiologico senso di sazietà. Ecco perché un uovo è molto più saziante di una prodotto da forno a parità di introito energetico.
Possiamo quindi concludere che semplicemente mangiando il cibo d’elezione per l’essere umano saremmo portati a mangiare meno frequentemente e, chiaramente, ad assumere le giuste quantità di cibo perché sarà l’organismo stesso ad informarci quando è il momento di sospenderne l’assunzione.
In caso contrario, se l’alimentazione è basata principalmente su cibi con minor densità nutrizionale, cereali, dolci e prodotti industriali, a seguito anche delle implicazioni metaboliche e degli effetti che questi hanno a livello cerebrale, il nostro senso di sazietà risulterà non essere fisiologico, avremmo la tendenza a mangiare in continuazione, promuoviamo infiammazione ed obesità dovuta appunto all’eccessivo introito di calorie al quale non corrisponde un corrispettivo introito di nutrienti.
In poche parole introduciamo calorie senza nutrirci, in poche parole andiamo incontro a malnutrizione, un circolo vizioso che porta a consumare in continuazione cibo in maniera compulsiva.
Comunque, anche se riuscissimo a mantenere un’alimentazione diciamo isocalorica ( mi vergogno quasi a parlare di calorie) mangiando cibo neolitico, se andiamo a sommare le proteine assunte durante la giornata queste sarebbero più o meno le solite che assume un qualsiasi uomo che invece mangia principalmente cibi di origine animale, verdura e qualche frutto. Perché direte voi?
Le linee guida ufficiali raccomandano cinque pasti al giorno, latte e derivati con cereali al mattino, spuntini con frutta secca, yogurt o prodotti da forno, due pasti principali a base di cereali e legumi ai quali viene aggiunto, almeno una volta al giorno un cibo di origine animale. Bene. Tutti questi alimenti, chi più chi meno, contengono proteine, fra l’altro, se parliamo di prodotti di origine vegetale, di scarsissimo valore biologico.
Chi invece sposa un’alimentazione ancestrale, dopo un primo periodo di “assestamento”, tende a mangiare un paio di volte al giorno, osserva brevi periodi di digiuno quotidiano permettendo all’organismo ed all’intestino di disintossicarsi e, tornando alla domanda di partenza, assumerà in soli due pasti il giusto quantitativo di proteine necessario per mantenere l’organismo in perfetta salute. Cosa cambia quindi fra l’alimentazione ancestrale ed una dieta da onnivoro?
Cambia il cibo consumato, molto più nutriente nel caso di un’alimentazione ancestrale, il numero dei pasti, minore nel caso di un’alimentazione ancestrale, la quota di carboidrati, tendenzialmente inferiori in chi mangia solo cibo d’élite, la quota di grassi che invece, sarà superiore nel caso di alimentazione ancestrale, le calorie, per quel che vale, che tendenzialmente saranno inferiori in chi adotta una strategia alimentare di natura evolutiva proprio perché il cibo prescelto è naturalmente più saziante e nutriente.
Spero di esser stato abbastanza chiaro, chiudo questo breve articolo facendo un’ultima riflessione sui grassi che, come ho appena scritto, sono tendenzialmente più abbondanti in chi adotta una strategia alimentare di natura ancestrale. Nessuna paura, siamo fatti di grasso, il nostro cervello è fatto di grasso, le membrane delle nostre cellule sono fatte di grasso, alcuni ormoni vengono sintetizzati a partire dal grasso ma è fondamentale scegliere il grasso buono, quello che non porta infiammazione e, sebbene sarà difficile che voi lo troviate scritto sui rotocalchi o sui quotidiani, il miglior grasso di cui nutrirsi è quello di origine animale, i grassi saturi.
Tra i peggiori posso annoverare quelli idrogenati e provenienti dai semi, quelli che si trovano abitualmente nei prodotti di origine industriale.